Il monumento vicentino del basket, Catarina Pollini, è stata la prima italiana a mettersi al dito un anello Wnba, giusto 20 anni fa, nel 1997. Nata lo stesso giorno di Cecilia Zandalasini, il 16 marzo, ma con trentanni esatti di differenza (Cecilia è classe 1996), Cata ha rilasciato un’intervista a laRepubblica nella quale ha parlato di Zandalasini, basket italiano e anche delle lesbiche nel mondo della palla a spicchi.
“Brava, Cecilia, questo sia comunque un punto di partenza”, si complimenta dalla Spagna, Lugo, dove è direttore sportivo del club locale. Poi parla anche della situazione del basket italiano “dove siamo molto indietro – spiega – il basket femminile purtroppo non riesce a reclutare tante ragazze per motivi diversi: è uno sport molto difficile da apprendere, molto tecnico e al contempo richiede una preparazione fisica estremamente curata. E poi sconta anche molti pregiudizi”.
Le vengono, infine, ricordate le parole sulle lesbiche di Candice Wiggins, di cui abbiamo scritto anche su LaBaskettara: “Posso parlare per la mia esperienza e non ricordo violenze e discriminazioni. Sicuramente c’è una forte concentrazione di giocatrici lesbiche, ma non credo questo possa rappresentare un problema. Il basket è uno sport sano, completo, un fantastico gioco di squadra che insegna moltissimo”.
Di cui Cata rimarrà per sempre una numero uno.
Il monumento vicentino del basket, Catarina Pollini, è stata la prima italiana a mettersi al dito un anello Wnba, giusto 20 anni fa, nel 1997. Nata lo stesso giorno di Cecilia Zandalasini, il 16 marzo, ma con trentanni esatti di differenza (Cecilia è classe 1996), Cata ha rilasciato un’intervista a laRepubblica nella quale ha parlato di Zandalasini, basket italiano e anche delle lesbiche nel mondo della palla a spicchi.
“Brava, Cecilia, questo sia comunque un punto di partenza”, si complimenta dalla Spagna, Lugo, dove è direttore sportivo del club locale. Poi parla anche della situazione del basket italiano “dove siamo molto indietro – spiega – il basket femminile purtroppo non riesce a reclutare tante ragazze per motivi diversi: è uno sport molto difficile da apprendere, molto tecnico e al contempo richiede una preparazione fisica estremamente curata. E poi sconta anche molti pregiudizi”.
Le vengono, infine, ricordate le parole sulle lesbiche di Candice Wiggins, di cui abbiamo scritto anche su LaBaskettara: “Posso parlare per la mia esperienza e non ricordo violenze e discriminazioni. Sicuramente c’è una forte concentrazione di giocatrici lesbiche, ma non credo questo possa rappresentare un problema. Il basket è uno sport sano, completo, un fantastico gioco di squadra che insegna moltissimo”.
Di cui Cata rimarrà per sempre una numero uno.
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