Daniele Rubini lascia a sorpresa la Virtus Padova dopo quattro anni alla guida della prima squadra e del settore giovanile. “Avevo bisogno di staccare dalla pallacanestro professionistica – spiega coach Rubini – svolgendo un altro lavoro questi sono stati quattro anni molto pesanti sul piano umano, sentivo di non avere più le energie per continuare a lavorare come intendo farlo io”.
“Inoltre – aggiunge – ho reputato il mio ciclo finito e ho preso questa decisione anche per il bene della società: servivano a tutti nuovi stimoli per partire con un nuovo progetto”.
Il suo pupillo Enrico Crosato gli sta già facendo la corte per portarlo a ripartire dalla panchina di Carré in C silver, dato che la strada per Giuliano Calgaro non é percorribile. Ma la Virtus gli ha proposto un ruolo da direttore tecnico.
“Sono però orgoglioso di come la dirigenza abbia spinto per la mia riconferma all’indomani di un’annata deludente: vuol dire che nonostante le difficoltà abbiamo lavorato bene. Dopo la prima stagione di ambientamento, l’anno più bello ed entusiasmante è stato il secondo con la cavalcata che ci ha portato fino ai playoff: lì era stata costruita una squadra che incarnava lo spirito Virtus con un roster composto da un mix tra professionisti affermati o emergenti e ragazzi del settore giovanile”.
“Le ultime due annate – conclude Rubini – invece rimangono un rimpianto: il covid ha bloccato la scorsa quando eravamo attrezzati per puntare davvero in alto e nell’ultima ci ha reso impossibile svolgere una stagione normale con i continui contagi. In ogni caso di questa società rimarrò per sempre tifoso”.
Parole d’addio di un’ottima persona prima che allenatore. Che ripartirà dal basso, ma sempre a testa alta.
Daniele Rubini lascia a sorpresa la Virtus Padova dopo quattro anni alla guida della prima squadra e del settore giovanile. “Avevo bisogno di staccare dalla pallacanestro professionistica – spiega coach Rubini – svolgendo un altro lavoro questi sono stati quattro anni molto pesanti sul piano umano, sentivo di non avere più le energie per continuare a lavorare come intendo farlo io”.
“Inoltre – aggiunge – ho reputato il mio ciclo finito e ho preso questa decisione anche per il bene della società: servivano a tutti nuovi stimoli per partire con un nuovo progetto”.
Il suo pupillo Enrico Crosato gli sta già facendo la corte per portarlo a ripartire dalla panchina di Carré in C silver, dato che la strada per Giuliano Calgaro non é percorribile. Ma la Virtus gli ha proposto un ruolo da direttore tecnico.
“Sono però orgoglioso di come la dirigenza abbia spinto per la mia riconferma all’indomani di un’annata deludente: vuol dire che nonostante le difficoltà abbiamo lavorato bene. Dopo la prima stagione di ambientamento, l’anno più bello ed entusiasmante è stato il secondo con la cavalcata che ci ha portato fino ai playoff: lì era stata costruita una squadra che incarnava lo spirito Virtus con un roster composto da un mix tra professionisti affermati o emergenti e ragazzi del settore giovanile”.
“Le ultime due annate – conclude Rubini – invece rimangono un rimpianto: il covid ha bloccato la scorsa quando eravamo attrezzati per puntare davvero in alto e nell’ultima ci ha reso impossibile svolgere una stagione normale con i continui contagi. In ogni caso di questa società rimarrò per sempre tifoso”.
Parole d’addio di un’ottima persona prima che allenatore. Che ripartirà dal basso, ma sempre a testa alta.
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